I tagli alla sanità pubblica: gravi ferite sulla testa degli italiani
La sanità italiana era una delle migliori al mondo. Offre ai cittadini molte prestazione gratuite. Ultimamente le cose non stanno andando cosi alla grande.
Ma perché? Cosa sta accadendo? C’è bisogno di un cambio di rotta?
Parliamo un po’ di numeri per capire meglio l’argomento.
Il nuovo livello del fabbisogno sanitario nazionale, che rappresenta il finanziamento complessivo della sanità pubblica e di quella accreditata in Italia, è stato da ultimo fissato dalla legge di Bilancio 2022 (L. n. 234/2021) in 124.061 milioni di euro per il 2022, 126.061 milioni per il 2023 e 128.061 milioni per l’anno 2024.
L’emergenza epidemiologica COVID-19 aveva portato tale livello, per il 2021, a 121.370 milioni a seguito della manovra per il corrispondente anno data dalla legge di Bilancio 2021 (L. n. 178/2020), con un incremento di circa 4 miliardi rispetto ai valori condivisi in sede pattizia, mentre per il 2020 il finanziamento del SSN è risultato pari a 120.557 milioni.
Infatti, precedentemente, per il triennio 2019-2021, la legge di bilancio 2019 (L. n. 145/2018) aveva fissato il livello del fabbisogno a 114.474 milioni di euro nel 2019 (successivamente rideterminato a 113.810 milioni, in base alle delibere di riparto del CIPE), con successivi incrementi programmati pari a 2.000 milioni per il 2020 (quindi 116.474 milioni) e di ulteriori 1.500 milioni per il 2021 (117.974 milioni).
Uno sguardo ai conti dell’Italia è d’obbligo, per capire in che contesto nascono i tagli alla sanità pubblica
Naturalmente lo stato non ha solo spese per quanto riguarda alla sanità, ma ne ha molte di più. Lo stato italiano è in difficolta? Vediamolo subito.
Un documento molto utile per capire come siamo messi con economia e finanza è il DEF, che costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio, nell’ambito del processo di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri dell’UE.
Le prospettive dell’economia italiana sono analizzate in tutta precisione dal DEF (Il Documento di economia e finanza) presenta due scenari di previsioni macroeconomiche, uno tendenziale e l’altro programmatico.
Il quadro macroeconomico, validato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) in data 24 marzo 2022, riflette un quadro economico di forte incertezza, sia per quanto riguarda l’evoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina, sia in riferimento ai connessi aumenti dei prezzi delle materie prime e alle oscillazioni dei mercati finanziari.
Il quadro evidenzia un rallentamento del ritmo di crescita del PIL già nella seconda metà del 2021, dopo la notevole ripresa nei primi due trimestri, a causa della quarta ondata pandemica e dell’avvio del rialzo dei prezzi del gas naturale e dell’energia elettrica.
Le tensioni internazionali che si sono manifestate in modo improvviso e violento. all’inizio del 2022 hanno ulteriormente aggravato il fenomeno, determinando una crescita tendenziale dei prezzi al consumo a marzo 2022 del 6,7 per cento su base annua, trainata soprattutto dall’accelerazione dei prezzi dei beni energetici e alimentari. L’inflazione (aumento dei prezzi) di fondo, invece – calcolata al netto dei prodotti energetici e alimentari freschi – ha raggiunto il 2 per cento.
In base alle previsioni del DEF, l’inflazione dovrebbe attestarsi su valori pari al 3 per cento nell’anno in corso, per poi ridursi al 2,1 per cento nel 2023 e all’1,8 per cento nel biennio 2024-2025.
Sul fronte del mercato del lavoro
Sul fronte del mercato del lavoro, il DEF prevede che entro la fine del 2022 l’occupazione si attesti sui valori pre-pandemici e che il tasso di disoccupazione si riduca dal valore medio del 9,5 per cento registrato nel 2021 all’8,7 per cento nel 2022, per poi attestarsi all’8 per cento alla fine del triennio 2023-2025. Si prevede, d’altro canto, un aumento delle retribuzioni e dei redditi da lavoro più moderato rispetto a quello dell’inflazione.
Gli andamenti congiunturali legati alla pandemia e al conflitto in corso rendono dunque le prospettive di crescita dell’economia italiana deboli e incerte. La previsione tendenziale di crescita del PIL in termini reali nel 2022 è fissata al 2,9 per cento (-1,8 per cento rispetto al dato contenuto nella Nota di aggiornamento al DEF di settembre 2021). Per il 2023 la previsione di crescita del PIL scende, rispetto alla NADEF( La Nota di aggiornamento al DEF ) 2021, dal 2,8 al 2,3 per cento; per il 2024, dall’1,9 all’1,8 per cento. Per il 2025, infine, la previsione di crescita è dell’1,5 per cento.
Per quanto concerne il quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2022 e successivi, il Governo conferma gli obiettivi della NADEF 2021 del deficit al 5,6 per cento del PIL nel 2022, al 3,9 per cento nel 2023, al 3,3 per cento nel 2024, mentre l’ obiettivo di deficit per il 2025 è fissato al 2,8 per cento del PIL.
In conseguenza delle proiezioni più favorevoli del rapporto deficit/PIL a legislazione vigente per il 2022 (5,1 per cento), il Governo dispone di un margine di 0,5 punti percentuali che dichiarato di utilizzare per finanziare un nuovo decreto-legge, da adottare nel mese di aprile, finalizzato in primo luogo al ripristino dei fondi di bilancio utilizzati a parziale copertura del decreto-legge n. 17/2022 (riguardante misure per il contenimento dei costi dell’energia e del gas naturale). Le restanti risorse saranno dedicate a interventi per il contenimento dei prezzi dei carburanti e del costo dell’energia, per l’assistenza ai profughi ucraini, per il contenimento dell’impatto economico del conflitto sulle aziende italiane e per il sostegno al sistema sanitario e ai settori maggiormente colpiti dalla pandemia. Poi il 1° marzo 2022, c’è stata la conversione in legge del decreto-legge n. 17, recante misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali.
Il DEF prevede, in conseguenza di tale intervento, una crescita del PIL reale al 3,1 per cento nel 2022 e al 2,4 per cento nel 2023, mentre le previsioni di crescita per il 2024 e il 2025 rimangono sostanzialmente invariate
La finanza pubblica e i tagli alla sanità pubblica
Con riferimento ai dati di consuntivo 2021 si segnala, innanzitutto, che l’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni nel 2021 è stato pari, in valore assoluto, a 128,3 miliardi, corrispondente al 7,2 per cento del Pil. Il dato evidenzia un miglioramento sia rispetto all’anno 2020 (esercizio nel quale l’indebitamento netto è, infatti, risultato pari a 159 miliardi, corrispondente al 9,6 per cento del Pil), sia rispetto all’obiettivo programmatico per il 2021, aggiornato in chiave migliorativa dalla NADEF 2021, che prevedeva un indebitamento netto pari al 9,4 per cento del PIL.
Le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche registrano nel 2021 una crescita tendenziale del +9,2 per cento rispetto al 2020, portandosi a 857,6 miliardi di euro. In rapporto al Pil, le entrate totali registrano un incremento al 48,3 per cento rispetto al 47,4 per cento del 2020.
La pressione fiscale si attesta, nel 2021, al 43,5 per cento rispetto al 42,8 per cento dell’anno precedente (+0,7 punti percentuali).
La “pressione fiscale effettiva“, che considera riduzioni di entrata anziché maggiori spese gli effetti delle agevolazioni fiscali e contributive, è stimata al 41,7 per cento nel 2021 (rispetto a 41,4 per cento nel 2020).
Le spese finali si attestano nel 2021 a 986 miliardi, in aumento del 4,4 per cento rispetto al dato 2020. In termini relativi, invece, le spese finali diminuiscono, dal momento che la loro incidenza rispetto al Pil passa dal 57 per cento del 2020 al 55,5 per cento del 2021.
Abbiamo visto che l’Italia di oggi vive nell’incertezza: è in questo contesto che si sviluppano i tagli alla sanità pubblica
Diciamo che secondo il DEF è in atto un percorso di normalizzazione della finanza pubblica dopo gli effetti della crisi pandemica da Covid-19, con un ridimensionamento dell’impatto sui conti pubblici delle misure eccezionali approvate per fronteggiare la crisi sanitaria, oltre che quella economico-sociale. Dall’altro lato, tuttavia, viene ipotizzato uno scenario di rischio per effetto di variabili esterne tra cui, insieme al rialzo dei prezzi, la possibilità di una recrudescenza della pandemia da Coronavirus.
Considerato che la pandemia ha accentuato alcune criticità, tra le quali i tempi di attesa e l’integrazione dei servizi socio-sanitari, con particolare riguardo all’obiettivo di ridurre le disparità territoriali nell’erogazione dei servizi sanitari – che è in corso di approvazione il Programma nazionale “Equità e salute” per migliorare l’accesso ai servizi sanitari e sociosanitari nelle Regioni del Mezzogiorno soprattutto con riferimento alle persone più vulnerabili.
Il Programma nazionale di riforma a questo riguardo indica 4 priorità di intervento:
- contrasto alla povertà sanitaria che prevede sia un migliore e più tempestivo accesso ai servizi, sia l’erogazione gratuita di farmaci e
disposizioni medici extra LEA; - la salute mentale;
- la salute di genere, indicando percorsi di assistenza attenti alle differenze di genere;
- maggiore copertura degli screening oncologici.
Gli interventi previsti sono in linea con gli indirizzi tracciati nel PNRR Missione 6 Salute, con priorità di destinazione riguardanti le reti di
prossimità, anche riferite alle farmacie, le strutture intermedie e la telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale, oltre che l’innovazione
mediante l’ammodernamento dei macchinari, la ricerca sanitaria e la digitalizzazione del SSN con il potenziamento del FSE (qui l’approfondimento).
I provvedimenti emergenziali che hanno inizialmente consentito il rafforzamento strutturale degli ospedali nel SSN con l’incremento di posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva e altri interventi dall’ottobre 2021 fino al più recente DL. n. 24 del 17 marzo 2022 che delinea la road map per la rimozione delle restrizioni in vigore a seguito dell’attenuamento della diffusione del contagio. Tra le misure adottate successivamente all’approvazione della Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza 2021, si segnalano quelle riguardanti agevolazioni e sostegni, con specifici interventi per il potenziamento del personale medico e sanitario impiegato per fronteggiare la crisi ed il rafforzamento dell’assistenza distrettuale e territoriale, interventi, questi ultimi, rientranti peraltro nella Missione Salute del PNRR.
Altro riferimento alle spese programmatiche di carattere sanitario incluse nel DEF riguarda i vincoli della spesa farmaceutica, il cui tetto, con
riferimento agli acquisti diretti (effettuata nell’area ospedaliera), è stato incrementato dalla legge di Bilancio 2022 (L. n. 234/2021) al livello
dell’8% del PIL, , nel 2022, 8,15% nel 2023 e 8,30% a decorrere dal 2024.
Gli effetti netti negativi sull’indebitamento previsti per la manovra di finanza pubblica per le spese relative alla sanità sono quantificati pari a
3.353 milioni di euro nel 2023 con un trend crescente fino al 2025 (-4.398).
Nel 2022 è previsto un ridimensionamento della spesa sanitaria che proseguirà anche nel triennio successivo per effetto del progressivo
esaurimento delle misure emergenziali dovute al contrasto della pandemia. Dal 2023 il contenimento proseguirà principalmente per il venir
meno degli arretrati per il rinnovo del triennio 2019-2021 dei contratti del personale non dirigente degli enti del SSN, parzialmente compensati dai maggior oneri per il rinnovo dei contratti dirigenziali, oltre che per la definitiva cessazione dei costi legati alla struttura commissariale per
l’emergenza.
I provvedimenti collegati alla manovra di bilancio 2023-2025
A completamento della manovra di bilancio 2023-2025, il Governo dichiara tra i collegati di specifico interesse delle politiche sociali i seguenti
ddl:
- Delega per il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS – qui il Dossier su A.C. 3475).
Quest’ultima rappresenta una riforma obiettivo da attuare entro la fine del 2022, nell’ambito della Missione 6, Componente 2, senza oneri per la
finanza pubblica, che prevede l’entrata in vigore di un decreto legislativo di riordino della disciplina degli IRCCS per il riassetto del regime giuridico di tali enti e delle relative politiche. Essa è volta al rafforzamento del rapporto fra ricerca, innovazione e cure sanitarie e al potenziamento della governance di questa particolare forma di Istituti di ricerca sanitaria pubblici, tramite il miglioramento della loro gestione strategica che rappresenta un’eccellenza del sistema nazionale.
Le proiezioni di spesa
Il Documento sottolinea peraltro che la definizione delle nuove stime disponibili per quantificare l’aggregato di spesa corrente – di cui fa parte
la spesa sanitaria – risulta complessa per effetto della determinazione delle misure emergenziali e della loro quantificazione, in quanto, da un lato,
soltanto alcune delle spese programmate possono essere attribuibili integralmente ad interventi emergenziali e, dall’altro, il criterio di
temporaneità non è facilmente codificabile, non essendo tale spesa facilmente tracciabile ex post, soprattutto per le misure che riguardano più
livelli.
In particolare il Documento evidenzia, sulla base della Raccomandazione n. 3 del Consiglio dell’UE del 18 giugno 2021 che richiede, tra l’altro, il
criterio di adeguatezza e sostenibilità a lungo termine dei sistemi sanitari, una dinamica crescente della previsione del rapporto fra spesa sanitaria
e PIL a partire dal 2025, non considerando i valori di incremento registrati durante l’emergenza COVID-19, anche a causa del progressivo
invecchiamento della popolazione.
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