20 Settembre 2024

incontinenza bambino

L’incontinenza Urinaria Bambini detta Enuresi

Per “incontinenza” si intende il deficit di controllo degli sfinteri ad un’età in cui dovrebbe oramai essere solidamente acquisito.
Si chiama anche “enuresi” ed in pratica significa che il bambino fa ancora la pipì a letto dopo i tre o i quattro anni. Ci si aspetta, infatti, che il piccolo sia capace di usare il vasino verso il secondo anno di età e che non abbia più bisogno dei pannolini dopo i tre anni, ma le statistiche dicono che fino a cinque anni non c’è motivo di preoccuparsi, specialmente se nella famiglia ci sono stati altri casi di bambini “ritardatari” nell’acquisizione del controllo degli sfinteri.

Ma di cosa tratta l’incontinenza Urinaria Bambini o enuresi ?

Si tratta di un problema molto comune che di solito si risolve spontaneamente e raramente prosegue oltre la pubertà. Se non accompagnato da altri segnali di disagio può essere dovuto esclusivamente a fattori relativi a ritardi di maturazione organica.
Di questo dovrà occuparsi il pediatra. Tuttavia il disturbo influisce sullo stato emotivo del bambino, provocando un senso di vergogna, colpendo la sua autostima e limitando il desiderio di partecipare ad importanti attività sociali (campeggio, boy scout, dormire fuori casa…), dunque dell’aspetto emotivo bisogna comunque occuparsi.

enuresi universoss

L’enuresi non ha nulla di consapevole o volontario, dunque è importantissimo non arrabbiarsi con il bambino, né sgridarlo e meno che mai punirlo, perché il suo senso di colpa è già molto forte e non si farebbe altro che aggravarlo, aumentando così il disagio e le conseguenze psicologiche. Inutili anche le promesse di premi se il letto sarà asciutto al mattino, perché anche così il bambino soffrirà sentendo di non averlo meritato. E’ utile invece complimentarsi con lui quando non gli scappa, presentando la cosa come un suo personale successo.

L’incontinenza primaria, cioè quando non si raggiunge ancora il controllo, ha un significato diverso da quella secondaria o “regressiva” che si riferisce al controllo già acquisito che viene a mancare in un contesto psicologico difficile, come ad esempio un lutto in famiglia, una separazione, la nascita di un nuovo bambino, problemi scolastici e/o relazionali.

Domande curiose sul enuresi ?

In questo caso, la causa contingente è da attribuirsi a stress psicologico. Per capire meglio bisogna riflettere su alcuni parametri: l’evento scatenante giustifica tale regressione? L’età del bambino giustifica una reazione regressiva anche verso un evento non eccessivamente traumatico? Qual’è il significato emotivo, per il bambino, di un evento, magari anche felice come una nascita, da rendere comprensibile una reazione regressiva?

L’incontinenza regressiva quando diventa incontinenza regressiva

enuresi indica che il bambino è invaso da emozioni non contenibili nel suo apparato psichico e quindi se ne fa carico il corpo, per evacuarle ed agirle, sempre indipendentemente dalle sua facoltà consapevoli e razionali. Per fare un paragone, è come un bicchiere che contiene un liquido e che, se viene urtato e rovesciato, lascia colare fuori il suo contenuto. In questo caso la psicoterapia deve rendere “pensabili” queste emozioni rendendo il bambino consapevole di esse a livello cosciente, così che possano essere capite e contenute: non c’è allora più bisogno che parli il corpo.

URINARIA NEL BAMBINO
1. Valutazione
Questa fase dovrebbe identificare:
• Un gruppo di bambini con incontinenza complicata associata a:
– infezioni urinarie ricorrenti
– sintomi minzionali o evidenza di incompleto svuotamento vescicale
– malformazioni dell’apparato urinario
– precedente chirurgia pelvica
– neuropatia

Questo gruppo di condizioni dovrebbe prevedere una gestione specialistica fin dall’inizio.
Due altri gruppi principali di bambini dovrebbero essere identificabili per mezzo della valutazione iniziale:
• a) enuresi notturna senza altri sintomi (monosintomatica)
• b) sintomi diurni di frequenza, urgenza, incontinenza da urgenza con o senza incontinenza notturna

I bambini pongono specifici problemi di gestione per numerose ragioni: la valutazione richiede aiuto dai genitori e dai tutori; il consenso al trattamento può essere problematico e ottenere la
collaborazione nel processo di valutazione e di trattamento può essere difficile.

Nei bambini, la storia clinica e la valutazione generale richiedono attenzione particolare non soltanto nel raccogliere accuratamente ogni dettaglio relativo alle caratteristiche dell’incontinenza ma anche nel valutare eventuali disturbi dell’alvo, l’ambiente sociale e lo sviluppo comportamentale in generale; ognuna di queste voci dovrebbe essere rigorosamente valutata e annotata.

L’esame obiettivo dovrebbe essere volto a riconoscere una vescica palpabile, ogni eventuale anomalia dei genitali esterni, segni di incontinenza ed evidenza di anormalità nell’area gluteo-sacrale (es. fossetta glutea) o dei piedi. Se possibile, il bambino dovrebbe essere osservato mentre minge.

2. Trattamento
Il trattamento iniziale dovrebbe essere instaurato per i soggetti con
enuresi notturna “non complicata” e/o con sintomi diurni.

a. L’enuresi notturna monosintomatica dovrebbe essere inizialmente trattata con l’allarme notturno (Grado A). Altre opzioni terapeutiche comprendono modifiche comportamentali, diari per annotare gli episodi enuretici e analoghi dell’ormone antidiuretico.

b. L’incontinenza diurna dovrebbe essere trattata con “training”minzionale (minzioni a orario) associata o meno a terapia antimuscarinica (Grado B).

In caso di fallimento del trattamento iniziale sia per l’enuresi che per l’incontinenza diurna dopo un ragionevole periodo di tempo (8-12 settimane), è fortemente raccomandato un consulto specialistico.
Altre condizioni tipiche dell’adulto possono essere presenti nei bambini, ad esempio l’incontinenza urinaria da sforzo.

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