La fibromialgia cos’é?
La fibromialgia o sindrome fibromialgica è una malattia cronica che provoca dolore diffuso, astenia (ovvero indebolimento e stanchezza ingiustificate da uno sforzo fisico) e rigidità muscolare.
La fibromialgia è una condizione clinica conosciuta da tempo (già descritta da Ippocrate), ma che solo recentemente ha ricevuto una definizione scientifica e un riconoscimento formale.
L’interesse scientifico internazionale e l’attenzione pubblica per la fibromialgia sono esponenzialmente incrementati nel corso dei decenni: in PubMed nel 1981 erano disponibili 4 articoli che riportavano nel titolo “fibromyalgia” mentre nel 2016 sono diventati 423; in google nel 2009 erano disponibili circa 7.990.000 risultati con la parola chiave “fibromyalgia” e circa 18.100.000 nel gennaio 2017.
Criteri per la classificazione della fibromialgia
I primi criteri per la classificazione della fibromialgia sono stati proposti nel 1990 dall’American College of Rheumatology (ACR) e nel 1992 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto la sindrome fibromialgica come patologia (Dichiarazione di Copenhagen), con l’inclusione nell’International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (ICD) (gennaio 1993): codice “M79.0: Reumatismo non specifico”. Nella versione italiana dell’ICD-9-CM (anno 2007) la fibromialgia è classificata con il codice “729.0: Fibromialgia e reumatismi extraarticolari diffusi non specificati”.
Inoltre, nel 2009 il Parlamento Europeo ha chiesto alla Commissione e al Consiglio di mettere a punto una strategia comunitaria per il suo riconoscimento come patologia, incoraggiare gli Stati membri a migliorare l’accesso alla diagnosi e ai trattamenti e promuovere la raccolta di dati.
La fibromialgia costituisce una entità nosologica complessa e ancora controversa: quadro clinico multiforme; variabilità nella tipologia di sintomi e gravità nel corso del tempo; sovrapposizione tra differenti sindromi e sintomi; diagnosi esclusivamente clinica, con esami di laboratorio e strumentali utili ai fini della diagnosi differenziale (es. esclusione di patologie infiammatorie); assenza di un consenso sufficientemente unanime e consolidato tra gli specialisti rispetto ai criteri per la diagnosi e all’approccio terapeutico.
Molto tempo per la diagnosi della fibromialgia
La conseguenza è che per una persona affetta da fibromialgia trascorrono in media più di 2 anni prima della diagnosi, dopo almeno 3 differenti visite specialistiche e diversi esami.
Il trattamento presenta altrettante criticità, con il ricorso a svariate tipologie di trattamenti farmacologici e non farmacologici.
A livello nazionale la sindrome non rientra nell’elenco delle malattie croniche per le quali è prevista l’esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria (allegato al Decreto Ministeriale n.329 del 1999), e non risulta definito e condiviso uno specifico percorso assistenziale.
Tra le regioni italiane, nelle Provincie Autonome di Bolzano e Trento è stata riconosciuta l’esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria; in Valle d’Aosta e Veneto la fibromialgia è stata riconosciuta come patologia, senza prevedere l’esenzione; in Lombardia, Piemonte, e Toscana, è stata approvata da parte dei rispettivi Consigli regionali una mozione che impegna la Giunta al riconoscimento della fibromialgia tra le malattie croniche ed invalidanti; in Emilia-Romagna sono stati realizzati alcuni progetti sperimentali per il trattamento delle persone affette da fibromialgia (es. attività fisica adattata presso l’Azienda Unità Sanitaria Locale (Ausl) di Bologna e il trattamento con l’agopuntura nell’Ausl di Bologna e Ausl Reggio Emilia).
La fibromialgia in pratica:
- La fibromialgia è caratterizzata da dolore muscoloscheletrico cronico e diffuso, spesso associata ad astenia, disturbi del sonno, problemi cognitivi (es. di attenzione, di memoria), problemi psichici (es. ansia, depressione), e ad un ampio insieme di sintomi somatici e neurovegetativi.
- Può avere un rilevante impatto sulla qualità di vita dei pazienti
- L’approccio terapeutico maggiormente appropriato è multidisciplinare, basato su un
programma individualizzato di cura che include diverse tipologie di interventi: educativi,
farmacologici e non farmacologici. - La presa in carico del paziente affetto da fibromialgia ha luogo nel setting dell’assistenza
primaria:
– il Medico di Medicina Generale formula la diagnosi e, sulla base di specifici criteri,
imposta il trattamento non farmacologico e/o farmacologico e ne monitora gli esiti;
– il reumatologo è lo specialista di riferimento nei casi complessi e può avvalersi di ulteriori competenze specialistiche (es. fisiatra, terapista antalgico, neurologo, psichiatra). - La diagnosi si basa su sintomi caratteristici, specifici criteri e sull’esclusione di altre ipotesi diagnostiche.
- Gli esami di laboratorio raccomandati dalla letteratura internazionale per una iniziale
valutazione sono emocromo con formula e Proteina C reattiva-PCR (la fibromialgia non è una condizione infiammatoria).Non sono raccomandati indagini strumentali.
Insonnia più di 10 modi per stare bene
Per la formulazione di una diagnosi di fibromialgia devono essere soddisfatti
contemporaneamente 3 criteri:
1. dolore diffuso in specifiche aree e regioni del corpo;
2. presenza di sintomi caratteristici (astenia, sonno non ristoratore, problemi cognitivi,
emicrania, dolore / crampi addominali, depressione) che compromettono la vita
quotidiana;
3. durata della sintomatologia pari ad almeno 3 mesi.
- Tra i trattamenti non farmacologici è appropriata l’attività fisica a secco e in acqua.
1 thought on “Fibromialgia perché è difficile riconoscerla?”