Le difficoltà degli Oss nel trovare lavoro
Nell’italia di oggi, la popolazione sta sempre diventando più anziana. Si è alzata la prospettiva e aspettativa di vita, ma la qualità di vita degli anziani non è delle migliori. Spesso i nostri anziani sotto affetti da varie patologie che portano a non essere autosufficienti. Le famiglie spesso sono costrette ad assumere del personale qualificato o prendere la triste decisione di trasferire il loro caro in una casa di riposo. Il personale qualificato che lavora con i nostri cari bisognosi di assistenza e operatore socio sanitario(oss).
L’oss è il portante dell’assistenza primaria alla persona, lo troviamo in ospedale, in clinica, nelle case di riposo, nelle scuole che accompagna i disabili, nei carceri, nelle case famiglie e nelle nostre case.
Starete pensando che una figura cosi versatile non abbia difficolta a trovare lavoro, dopo tutto la popolazione a sempre più bisogno di questa figura. Ma nonostante la versatilità e la necessità di questa figura professionale un oss per varie ragioni a difficoltà a trovare un lavoro ben pagato.
Le difficolta degli Oss , il mondo del lavoro
Un operatore socio sanitario spesso e in difficolta nel trovare un lavoro, come oss perché nonostante la sua qualifica molte strutture propongono contratti da Osa, con il solo scopo di pagare meno l’operatore socio sanitario.
- I tagli della sanità. La sanità pubblica sta andando a rotoli vengono tagliati posti letto e personale negli ospedali. E’ tagliando il personale, anche i posti per gli oss diminuiscono.
- A domicilio gli Oss, dalle famiglie vengono assunti con contratto lavoro domestico colf- badanti, la categoria Ds. Molto spesso gli Oss vengono scambiati per badanti.
- Molto spesso gli Oss sono in lotta con le strutture, perché non vedono da mesi lo stipendio, un esempio il caso AIAS.
- In ospedale, i tirocinanti dei corsi oss vengono inseriti nei turni per non assumere oss già formati.
- Molto spesso, a domicilio gli oss sono costretti a rifiutare il lavoro, per non fare abuso di professione infermieristica. L’art 348 del codice penale stabilisce che “Chiunque abusivamente esercita una professione, per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa da 103 a euro 516”.Per esempio molto spesso agli Oss viene richiesto la broncoaspirazione. Una delle procedure più rischiose che vengono effettuate ai pazienti con malattie infettive respiratorie è la broncoaspirazione. È una manovra già di norma rischiosa per il paziente, perché comporta una fase di ipossia, un’alterazione dei parametri vitali e, se è sveglio, provoca anche fastidio e/o dolore; ma è anche rischiosa per la grande dispersione di droplets (goccioline) e quindi ad elevato rischio di contagio per l’operatore che la va ad eseguire. Per ovviare a questo problema da anni esistono in commercio sistemi di aspirazione a circuito chiuso che permettono di eseguire la manovra di broncoaspirazione sul paziente intubato o con cannula tracheostomica, evitando qualsiasi tipo di dispersione di droplets. Se già venivano ampiamente utilizzati nella gestione di pazienti con tubercolosi, oggi vengono quotidianamente utilizzati nei pazienti Covid, ricoverati nelle terapie intensive o nelle altre aree di degenza, qualora siano portatori di tubo endotracheale o cannula tracheostomica, purché connessi ad un ventilatore meccanico. Si capisce perché oss non può effettuare tale manovra, perché invasiva e pericolosa.
- Un altro fattore che mette in difficoltà un oss alla ricerca del lavoro e il reddito basso delle famiglie con bisogno di assistenza. Queste famiglie spesso non possono permettersi di pagare un oss o un badante. Le famiglie bisognose posso usufruire della Legge n. 162/1998 – Legge regionale n. 2 del 29/05/2007, art. 34 “Fondo per la non autosufficienza”. Con la quale posso assumere anche gli oss.
La Regione eroga finanziamenti ai Comuni per la realizzazione di piani personalizzati che prevedano interventi socio – assistenziali a favore di bambini, giovani, adulti e anziani con disabilità grave, finalizzati allo sviluppo della piena potenzialità della persona, al sostegno, alle cure familiari ed alla piena integrazione nella famiglia, nella scuola e nella società.
I piani personalizzati potranno prevedere, in particolare, i seguenti servizi:
• servizio educativo (non previsto per gli ultrasessantacinquenni);
• assistenza personale e/o domiciliare (per assistenza personale s’intende l’assistenza alla persona, mentre quella domiciliare è riferita alla cura degli ambienti di vita della stessa persona);
• accoglienza presso centri diurni autorizzati, limitatamente al pagamento della quota sociale;
• soggiorno presso strutture sociali e sociosanitarie e residenze sanitarie assistenziali autorizzate, per non più di 30 giorni nell’arco di un anno e limitatamente al pagamento della quota sociale;
• attività sportive e/o di socializzazione (non previste per gli ultrasessantacinquenni).I Comuni possono gestire gli interventi in forma diretta, fornendo loro il servizio ai beneficiari, o in forma indiretta, prevedendo che sia il beneficiario o la persona incaricata a stipulare il contratto con gli operatori che erogano il servizio, i quali non potranno essere parenti conviventi né persone incluse tra le categorie elencate all’art. 433 del Codice civile. Nel caso di gestione degli interventi in forma indiretta, le pezze giustificative delle spese sostenute dovranno essere consegnate al Comune.
Il Comune predispone il piano in collaborazione con la famiglia dell’interessato sulla base di apposite schede di valutazione:
– la “scheda salute”, relativa alla valutazione della situazione della persona con disabilità (sensi e linguaggio, esecuzione delle attività quotidiane, vita di relazione). La scheda deve essere compilata e firmata dal medico di medicina generale, da un pediatra di libera scelta oppure da altro medico di una struttura pubblica o convenzionato, che abbia in cura il destinatario del piano. Per coloro che hanno già usufruito di un piano personalizzato nell’ambito del programma annuale precedente e le cui condizioni di salute non sono cambiate, non è necessario compilare una nuova scheda;
– la “scheda sociale”, relativa alle ulteriori informazioni necessarie per la predisposizione del piano personalizzato (età, servizi fruiti, carico assistenziale familiare, particolari situazioni di disagio, ecc.). Questa scheda deve essere compilata dall’assistente sociale e firmata da quest’ultimo, dal dirigente comunale delle politiche sociali e dal destinatario del piano o da un’altra persona incaricata (incaricato della tutela o titolare della patria potestà o amministratore di sostegno che dovrà compilare e firmare anche la relativa dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà) (vedi voce “documentazione”). Per coloro che hanno già usufruito di un piano personalizzato nell’ambito del programma annuale precedente e le cui condizioni riferite alla scheda sociale non sono cambiate, non è necessario compilare una nuova scheda.
In base alle informazioni riportate nelle due schede, il Comune attribuirà al piano personalizzato un punteggio, necessario per individuare l’entità massima del finanziamento concedibile. Successivamente, il Comune determinerà l’importo che potrà essere effettivamente assegnato in base al reddito ISEE del beneficiario interessato; per i redditi ISEE non superiori ai 9 mila euro l’importo massimo concedibile non subirà alcuna decurtazione.
I Comuni devono comunicare alla Direzione generale delle politiche sociali il fabbisogno annuale e la successiva rendicontazione.
Il competente Servizio della Direzione generale verifica la documentazione presentata e dispone il finanziamento al Comune