La salute di tutti i popoli, è riconosciuta come una condizione indispensabile alla pace e alla sicurezza del mondo, dipendente dalla più stretta cooperazione tra gli individui e tra gli Stati; mentre la disuguaglianza in termini di salute tra i diversi Paesi viene riconosciuta come “un pericolo per tutti”.
La salute è dunque indivisibile, e globale ne è la responsabilità. Trent’anni dopo la “salute per tutti” diviene un obiettivo della comunità internazionale da raggiungere “entro l’anno 2000” e, ad Alma Ata, con solenne dichiarazione tutti i governi del mondo individuano nella “Primary Health Care” la strategia per il raggiungimento dell’obiettivo.
Parte integrante di ogni sistema sanitario, ma anche dell’ “intero sviluppo sociale ed economico”, la PHC si fondava su equità, partecipazione comunitaria, prevenzione, tecnologie appropriate ed un approccio intersettoriale ed integrato allo sviluppo. Un’impostazione che avrebbe richiesto il riorientamento dei sistemi sanitari, in quanto a politiche, strategie ed allocazione delle risorse, ma che resistenze legate all’organizzazione sociale e la distribuzione del potere non avrebbero consentito (ad esempio, un’élite interessata prevalentemente a insostenibili prestazioni specialistiche; il reddito e lo status sociale dei medici legati alla specializzazione e all’uso di tecnologie sofisticate, piuttosto che al servizio di sanità pubblica o alla medicina di base; i Ministeri della Sanità corporativi e con poca influenza).
Quell’innovativa visione fu così ben presto ricondotta ad un approccio riduttivo, centralista e verticale denominato “Selective Primary Health Care” basato sull’applicazione selettiva di misure “dirette a prevenire o trattare le poche malattie responsabili della maggiore mortalità e morbosità nelle aree meno sviluppate e per le quali esistano interventi di provata efficacia”.
L’attenzione si allontanava dalla salute, per focalizzarsi su “campagne” per il controllo di alcune malattie, un approccio di grande convenienza economica e mediatica, in alcuni casi anche più consono alle esigenze politiche o amministrative dei Paesi donatori e degli organismi internazionali. Dinamiche che in alcuni casi rimangono a tutt’oggi immodificate.
La promozione della salute
L’OMS a partire dal 1978 con la dichiarazione di Alma Ata dà il via ad una diversa e nuova prospettiva di sanità pubblica richiamando l’attenzione sull’importanza della prevenzione nell’ambito delle politiche sanitarie nazionali e internazionali, così come all’interno dei sistemi sanitari nazionali. Successivamente nel 1984 sono stati gettati le basi concettuali della promozione della salute e la definizione: “La promozione della salute è il processo che permette alle persone di aumentare il controllo su di sé e migliorare la propria salute”.
Nella Conferenza dell’OMS che si tenne ad Ottawa in Canada il 21 Novembre 1986 fu adottata una carta sulla promozione della salute. Nel documento finale, “La CaLa Carta di Ottawarta di Ottawa” ci fornisce una definizione più elaborato di promozione della salute: “La promozione della salute è il processo che conferisce alle popolazioni i mezzi per assicurare un maggior controllo sul loro livello di salute e migliorarlo.
Questo modo di procedere deriva da un concetto che definisce la salute come la misura in cui un gruppo o un individuo possono, da un lato, realizzare le proprie ambizioni e soddisfare i propri bisogni e dall’altro, evolversi con l’ambiente o adattarsi a questo. La salute è dunque percepita come risorsa della vita quotidiana e non come il fine della vita: è un concetto positivo che mette in valore le risorse sociali e individuali, come le capacità fisiche. Così, la promozione della salute non è legata soltanto al settore sanitario: supera gli stili di vita per mirare al benessere”.
Viene suggerita una strategia articolata su cinque azioni:
- Costruire una politica per la salute
- Promuovere idee, dare mezzi (per attuarle), mediare (fra interessi conflittuali con quelli della salute)
- Rinforzare l’azione comunitaria (partecipazione), sviluppo della capacità individuali
- Creare un ambiente favorevole
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