
Scienze infermieristiche per diventare infermiere
Essere un infermiere significa avere tante competenze specifiche che si acquisiscono con una laurea in scienze infermieristiche. È una figura molto ricercata però i giovani non si iscrivono più a scienze infermieristica.
Essere infermiere è oramai una scelta coraggiosa, non si può essere superficiali, disattenti e concentrati su di sé perché lavori con le persone che hanno bisogno di assistenza. Inoltre devi essere pronto a comprendere l’esigenza che chi hai davanti non riesce ad esprimere, devi essere accorto e accogliente, amare gli altri amando te stesso. E bisogna essere preparati caspita, e tanto!
Quando i pazienti ti guardano con quegli occhi dolci e impauriti, tu con un sorrido puoi fare miracoli. Quando gli sorridi vedi finalmente accendersi in loro una luce, come per dirgli “lascia fuori il resto, per adesso ci prendiamo cura noi di te”.
E al di là del prendersi cura, dell’assistenza, del considerare il paziente “in maniera olistica” di cui tutti gli autori, i professori, tutti i perbenisti del campo ripetono alla nausea, in questa professione ci devi stare e ci devi stare con tutto te stesso.
Iscriversi a scienze infermieristiche non è paragonabile a nessuna altra laurea di altri settori al di fuori di quello sanitario. Sei a contatto con la parte più fragile e sofferente della popolazione umana, e questo rende soggetti gli infermieri e gli operatori e professionisti che lavorano nella sanità ad una malattia, il “ burnout” ,che impedisce a chi ne soffre di fare bene il suo lavoro, fino ad arrivare al punto di essere obbligato a staccare dal lavoro per un lungo periodo.
La vera domanda è: perché la professione del infermiere non attira più i giovani?
Eppure essere un infermiere vuol anche dire aiutare i pazienti a stare meglio, come d’altronde tutte le figure sanitarie e socio-sanitarie. Dovrebbe essere una professione molto ambita, ma le persone non fanno più a gara per iscriversi in scienze infermieristica .
Sarà perché l’infermiere di oggi viene spesso demansionato per la mancanza di Oss (operatori socio sanitari).
Una situazione da risolvere dettata dai tagli alla sanità pubblica.
L’infermiere di oggi è in lotta continua perché i suoi diritti sono calpestati come nulla fosse. È lui che sta in mezzo tra sindacati e datori di lavoro che soffre oggi singolo giorno, senza avere un po’ di riconoscimento per il suo lavoro.
Ingiustizia su chi oggi anno paga l’iscrizione all’albo, perché è un professionista abilitato per fare la sua professione, ma giorno dopo giorno si vede demansionato, e non può più sentirsi bene nella sua professione.
E’ vero che essere infermiere significa potersi ritrovare da un momento all’altro a lottare contro la morte, contro un nemico sconosciuto, subdolo e invisibile. Come è successo per il Covid, dove molti infermieri sono morti, ma non solo infermieri ma tutto il personale sanitario ha dovuto lottare.
Ma non è questo che influenza i giovani, o meglio, non è la paura delle malattie che incide principalmente sul calo di iscrizioni universitarie.
L’infermiere italiano, dopo la Laurea in scienze infermieristiche, anche a distanza di alcuni anni dall’inizio dell’attività lavorativa sul piano retributivo percepisce uno stipendio medio, come riportato da AlamaLaurea, di 1.615 euro netti mensili, 1.658 per gli uomini e 1.602 per le donne.
Gli infermieri italiani sono tra i meno pagati d’Europa.
Eppure quando decidono di lasciare l’Italia sono capaci come pochi di fare la differenza, laddove vengono messi in condizione di esprimere le proprie capacità: Belgio, Regno Unito, e da ultimo Irlanda, Lussemburgo, apprezzano i giovani infermieri italiani, avvantaggiano la loro crescita professionale, rappresentano ‘isole felici’ che la fallace politica sanitaria italiana non è in grado di eguagliare. A mio modo di vedere non è solo l’incertezza legata a una nuova futura pandemia a tenere lontani i giovani dal corso di laurea in Infermieristica. Se così fosse non avremmo numeri stabili a Medicina o Farmacia o Biotecnologie Mediche.
La questione infermieristica.
Per la prima volta dal 2011, il numero dei laureati in Scienze Infermieristica è sceso sotto 10mila.
Nel dettaglio, i laureati sono 11.436 sui 15.464 posti messi a bando, pari al 74%. Valore questo che è sceso dall’81% del 2013 al 69% del 2020 e al 67% del 2021. Tra le principali ragioni la difficoltà, nell’ultimo biennio, di assicurare il tirocinio per gli studenti e terminare così in tempo il percorso formazione.
Oggi non è valorizzato l’impegno profuso dei giovani per diventare infermieri, e che consente al sistema sanitario di funzionare h24 per 365 giorni l’anno. Occorre una serie di nome, a soprattutto un confronto istituzionale costruttivo. La pandemia ci ha colpiti in condizioni di fragilità, mancavano oltre 60mila infermieri.
Ma al Ministero della Salute sono consci che la questione infermieristica va affrontata.
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