27 Aprile 2024
Chi soffre di ortoressia ripone una grande forma ossessiva di attenzione alle regole alimentari e alla scelta del cibo in base alle sue caratteristiche organolettiche, caratterizzato dalla fissazione tematica degli individui sul cibo cosi detto "sano", a scapito di quello ritenuto per cosi dire "contaminato" o "impuro", e dall’ossessione per una nutrizione che loro vedono come "appropriata" per la propria salute.

Ortoressia, quando il cibo sano ti fa stare male

Quando il mangiare sano diventa un ossessione, ci si ammala di Ortoressia. L’ortoressia, rende le persone fanatiche del cibo sano.

Il che sfocia in un complesso di superiorità, nel quale la persona affetta si sente in una sorta di incantesimo in cui vede solo il cibo cosi detto sano degno di essere mangiato.

Ma qual è il significato della parola Ortoressia?

La parola ortoressia viene da una lingua antica, il  greco, e si traduce in “orthos”, che significa corretto, e “orexis” tradotto come appetito.

Questo è un termine che definisce un disturbo alimentare.

Chi soffre di ortoressia ripone una grande forma ossessiva di attenzione alle regole alimentari e alla scelta del cibo in base alle sue caratteristiche organolettiche, caratterizzato dalla fissazione tematica degli individui sul cibo cosiddetto “sano”, a scapito di quello ritenuto per cosi dire “contaminato” o “impuro”, e dall’ossessione per una nutrizione che loro vedono come “appropriata” per la propria salute.

L’ortoressia persegue l’idea del salutismo assoluto

L’ortoressia è stata proposta per la prima volta nella letteratura scientifica come una vera e propria forma patologica da Steven Bratman nel 1997.

Steven Bratman è un dietologo statunitense, che indica ortoressia come una particolare condotta alimentare, definendola come un “disturbo travestito da virtù”.

Questo termine nacque dalla raccolta degli studi dei suoi pazienti trattati negli anni, ma anche dalla sua stessa autodiagnosi, poiché egli stesso si definì un ex-ortoressico.
Su questa raccolta scrisse un libro intitolato “Health Food Junkies”, diventato in America un best seller, dove descrive le caratteristiche di questo disagio di tipo psico-sociale.

Steven Bratman  considera l’ortoressia come un’eccessiva attenzione dell’individuo per uno stile di vita salutistico, composto da abitudini alimentari estremamente restrittive e selettive, così tanto da portarlo a
selezionare gli alimenti in modo maniacale, dividendoli, secondo le sue credenze, non per forza appurate scientificamente, in sani e puri contro quelli visti come veleno per la propria salute.

Quali sono le persone più colpite dell’ortoressia

I soggetti più colpiti sono prevalentemente adulti: dai 25 ai 40 anni, nello specifico, con più coinvolgimento da parte dei soggetti maschi rispetto agli altri disordini alimentari in cui padroneggia il sesso femminile. (11.3% vs 3.9%).

La causa è la crescente diffusione di stereotipi culturali legati alla forma fisica maschile, che è in accordo con i dati relativi ad un altro recente disturbo, la “bigoressia/vigoressia” , o preoccupazione cronica di non avere un corpo sufficientemente muscoloso.


L’ideale maschile condiviso non è tanto la magrezza, ma piuttosto la salute, il benessere fisico e l’apparente giovinezza.


A volte si ha un coinvolgimento anche da parte dei bambini, poiché i genitori trasformano una buona e sana educazione alimentare in una prigione, da cui il gusto è bandito e la golosità punita.

Le persone più a rischio di ortoressia

  • PERSONE A DIETA: restrizioni sempre più severe, cibi selezionati, meno pasti condivisi;
  • ADOLESCENTI: idoli cui si vuole assomigliare, corpo che cambia, confronto con gli altri;
  • GLI SPORTIVI: si prefissano il raggiungimento di un ideale e evitano tutti quei cibi che
    possono allontanarli dai loro scopi;
  • VEGETARIANI E VEGANI: iniziano togliendo molti alimenti alla loro dieta e possono continuare a farlo. Per alcuni può risultare difficile fare un pasto insieme ai carnivori;
  • MEDICI, DIETOLOGI E NUTRIZIONISTI;
  • STUDENTI DI NUTRIZIONE E MEDICINA;
  • PERSONE CON TENDENZE AD AVERE ESTREMI.

Ortoressia: cause sintomi e cure del comportamento alimentare

Il trattamento clinico per ortoressia, ritenuto più efficace è il multidisciplinare, con coinvolgimento di

medici, psicologi, psichiatri e dietologi, associati ad una terapia farmacologica caratterizzata

dall’utilizzo di SSRI, ovvero antidepressivi come la sertralina, fluoxetina e paroxetina, molto spesso

accompagnati dall’utilizzo di ansiolitici.

Gli antidepressivi sono farmaci che funzionano modificando le quantità delle sostanze chimiche che

agiscono comunemente nel cervello (i neurotrasmettitori), in particolare agendo su:

  • serotonina;
  • noradrenalina;
  • ed in parte dopamina.

L’ortoressia è anche un disagio psicologico

Secondo i medici, l’ortoressia non è solo un’ossessione per il cibo sano, ma nasconde un disagio

psicologico.

L’opinione della letturatura scientifica, non colpevolizza mai una causa nello specifico, perché non

è mai una sola la causa della nascita di un disturbo alimentare.

Nello specifico bisogna entrare nell’ottica che sia un disturbo composto da tante cause, che partono dalla parte più profonda del soggetto:

  • come la sua predispozione genetica,
  • arrivando fino alle condizioni ambientali e sociali,
  • dove senz’altro stereotipi di magrezza, di perfezione, di sano e di bellezza estetica, proposti come vincenti, sono modelli che vanno considerati come fattori di rischio, ma che da soli assolutamente non possono essere considerati come fattori unici e causali e quindi sufficienti da soli a provocare un disturbo alimentare.

Una delle cause principali è sicuramente la predisposizione caratteriale del soggetto: tutto quello che è il temperamento del suo carattere, il cosiddetto temperamento perfezionista.

Solitamente sono persone che già da piccole hanno un atteggiamento che li porta a farli sembrare più grandi della loro età: sono molto responsabili, tendono ad avere pochi “grilli” per la testa, a fare pochi capricci e ad occuparsi molto degli altri: questo temperamento è sicuramente da considerare come fattore di rischio.

I fattori legati alla componente famigliare, quelle implicazioni familiari in cui c’è un funzionamento non bilanciato di comunicazione tra madre e padre, sicuramente più che causa, sono da considerarsi come una risorsa preziosa su cui può intervenire la terapia, poiché è fondamentale lavorare sulla comunicazione familiare.


C’è poi l’ambiente dei pari, quindi tutti quegli aspetti che sono la comunicazione con i coetanei, le prese in giro in ambito scolastico rispetto al peso, alla forma corporea: viene considerato anch’esso come un fattore di rischio.


La famiglia e la società, in cui è presente oramai un modo di mangiare che perde la normale ritmicità, dove non ci sono più i tre pasti e la condivisione in famiglia, con poco equilibrio a livello alimentare, sostituito da uno “smangiucchiare” in modo disordinato e molto spesso solitario, sono sicuramente da considerarsi come fattori di rischio, alla base di tutti i disturbi alimentari, partendo dall’anoressia fino ad arrivare all’ortoressia e binge eating.


Anche i modelli mediatici, tutti quelli che sono i modelli di magrezza, che penalizzano chi ha una taglia appena sopra il magrissimo, tutti quelli che sono modelli di un’alimentazione che si pensa debba essere sempre più “svelta”, andando ad utilizzare spesso prodotti già pronti o/e che richiedono tempi di preparazione e cottura molto veloci, anch’essi possono portare a sviluppare un disturbo di tipo alimentare.

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